da movieplayer.it
Giovanni è lo specchio dell’Italia degli anni ’70, cerca la sistemazione per il figlio passando per la più classica delle strade: la raccomandazione: il sogno del posto fisso era già vivo nel ’77, lo è ancora oggi (anche se più che un sogno sembra diventato un miraggio) e lo era anche 60 anni prima, nel 1917 quando il sig. Teodoro di Lanciano (Chieti) scrive ad un conoscente presumo importante:
All’onorevole sig. CommenTatore
avvocato Camillo ….. CHIETI
(nessuna altra indicazione nell’indirizzo: non una
via o un recapito presso chiccessia): nel 1917 a Chieti l’avvocato
doveva essere una persona molto nota: bastava il solo nome e cognome
quale indirizzo per aver certezza del recapito.
Il Signor Teodoro, come Giovanni nella prima parte
del film (la seconda assume risvolti purtroppo tragici…), ma con i
mezzi che ha a disposizione nel 1917 e con una Guerra Mondiale in
corso, si prodiga per convertire in definitiva l’occupazione
temporanea del figlio Renato attualmente “aspirante fattorino
telegrafico”,.
Per chi non ha visto il film, Giovanni è una di quelle persone
che ha dedicato la vita alla famiglia senza mai concedersi nulla per
sé, con il suo lavoro si è comperato un appartamento vive per la
moglie, casalinga, e per il figlio per il quale è disposto a
qualsiasi compromesso pur di fare il suo bene.
Così sembra essere Teodoro che scrive ben due volte
(perché la sua di un mese prima non ha avuto risposta) all’Avvocato
chiedendo lumi sulla raccomandazione
Esimio Sig. Commentatore
Da circa un mese che ebbi l’onore di scrivergli
una mia lettera in calce di essa cera
una raccomandazione di Mazzella onde la S.V.I. si volesse degnare di
raccomandare presso cotesta Direzione delle Poste e Telegrafi mio
figlio Renato aspirante fattorino telegrafico affinchè venisse
nominato Fattorino Effettivo. Ma fino ad oggi non ò
avuto nessuna risposta ora vengo a far memoria alla S.V.I. affinchè
prenda in considerazione la mia lettera. Sicuro del favore la
ringrazio anticipatamente. Ossequi, Teodoro
Chiaramente Teodoro e l’Avvocato, pur
conoscendosi, non potrebbero appartenere allo stesso ceto, Teodoro
scrive in un italiano approssimativo, chissà quale sforzo per
scrivere e rben due volte all’avvocato.
Dalla lettura di questa lettera non riusciamo a
capire come siano andate a finire le cose e allora, come succede in
molti casi, ci affidiamo alla fantasia e immaginiamo che tutto sia
andato per il meglio e che Renato, al suo primo giorno di lavoro come
fattorino effettivo, si sia messo il vestito buono (mio nonno lo
chiamava proprio così) e sia andato alle Poste accompagnato dal suo
orgoglioso papà.
Qualche nota filatelica: per la
corrispondenza è usato una cartolina postale con effige di Vittorio
Emanuele III. L’impronta, detta “Tipo Leoni” e prende il nome
dall’incisore. In alto è riportata la scritta Cartolina Postale
Italiana, ripetuta in francese (la lingua ufficiale dell’Unione
Postale Universale); è stata stampata dal 1908 al 1917. E’
possibile risalire a quale emissione appartengono perché nell’angolo
in alto a sinistra (lato indirizzo) viene riportato il millesimo
(ovvero le ultime due cifre dell’anno): nel nostro caso si legge
17; si tratta quindi della tiratura del 1917.
Una curiosità: Il Sig. Teodoro data la
corrispondeza 30 novembre 1917 mentre il bollo postale porta la data
del 19; si sarà sbagliato Teodoro o gli impiegati postali non hanno
aggiornato il datario?
Per approfondire