sabato 26 marzo 2016

I figli so' piezz 'e core

Nel 1977 le sale cinematografiche proiettavano un film diretto da Mario Monicelli: Un borghese Piccolo Piccolo dove Giovanni (interpretato da un grande Alberto Sordi) è un impiegato pubblico ormai vicino alla pensione che si espone, si umilia, si iscrive ad una loggia massonica, intreccia amicizie, contatti, favoritismi col solo fine di far assumere il figlio nello stesso ufficio (statale) dove per anni ha lavorato il padre.
da movieplayer.it

Giovanni è lo specchio dell’Italia degli anni ’70, cerca la sistemazione per il figlio passando per la più classica delle strade: la raccomandazione: il sogno del posto fisso era già vivo nel ’77, lo è ancora oggi (anche se più che un sogno sembra diventato un miraggio) e lo era anche 60 anni prima, nel 1917 quando il sig. Teodoro di Lanciano (Chieti) scrive ad un conoscente presumo importante:
All’onorevole sig. CommenTatore avvocato Camillo ….. CHIETI

(nessuna altra indicazione nell’indirizzo: non una via o un recapito presso chiccessia): nel 1917 a Chieti l’avvocato doveva essere una persona molto nota: bastava il solo nome e cognome quale indirizzo per aver certezza del recapito.
Il Signor Teodoro, come Giovanni nella prima parte del film (la seconda assume risvolti purtroppo tragici…), ma con i mezzi che ha a disposizione nel 1917 e con una Guerra Mondiale in corso, si prodiga per convertire in definitiva l’occupazione temporanea del figlio Renato attualmente “aspirante fattorino telegrafico”,.
Per chi non ha visto il film, Giovanni è una di quelle persone che ha dedicato la vita alla famiglia senza mai concedersi nulla per sé, con il suo lavoro si è comperato un appartamento vive per la moglie, casalinga, e per il figlio per il quale è disposto a qualsiasi compromesso pur di fare il suo bene.
Così sembra essere Teodoro che scrive ben due volte (perché la sua di un mese prima non ha avuto risposta) all’Avvocato chiedendo lumi sulla raccomandazione




Esimio Sig. Commentatore
Da circa un mese che ebbi l’onore di scrivergli una mia lettera in calce di essa cera una raccomandazione di Mazzella onde la S.V.I. si volesse degnare di raccomandare presso cotesta Direzione delle Poste e Telegrafi mio figlio Renato aspirante fattorino telegrafico affinchè venisse nominato Fattorino Effettivo. Ma fino ad oggi non ò avuto nessuna risposta ora vengo a far memoria alla S.V.I. affinchè prenda in considerazione la mia lettera. Sicuro del favore la ringrazio anticipatamente. Ossequi, Teodoro
Chiaramente Teodoro e l’Avvocato, pur conoscendosi, non potrebbero appartenere allo stesso ceto, Teodoro scrive in un italiano approssimativo, chissà quale sforzo per scrivere e rben due volte all’avvocato.
Dalla lettura di questa lettera non riusciamo a capire come siano andate a finire le cose e allora, come succede in molti casi, ci affidiamo alla fantasia e immaginiamo che tutto sia andato per il meglio e che Renato, al suo primo giorno di lavoro come fattorino effettivo, si sia messo il vestito buono (mio nonno lo chiamava proprio così) e sia andato alle Poste accompagnato dal suo orgoglioso papà.

Qualche nota filatelica: per la corrispondenza è usato una cartolina postale con effige di Vittorio Emanuele III. L’impronta, detta “Tipo Leoni” e prende il nome dall’incisore. In alto è riportata la scritta Cartolina Postale Italiana, ripetuta in francese (la lingua ufficiale dell’Unione Postale Universale); è stata stampata dal 1908 al 1917. E’ possibile risalire a quale emissione appartengono perché nell’angolo in alto a sinistra (lato indirizzo) viene riportato il millesimo (ovvero le ultime due cifre dell’anno): nel nostro caso si legge 17; si tratta quindi della tiratura del 1917.
Una curiosità: Il Sig. Teodoro data la corrispondeza 30 novembre 1917 mentre il bollo postale porta la data del 19; si sarà sbagliato Teodoro o gli impiegati postali non hanno aggiornato il datario?


Per approfondire



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