mercoledì 24 marzo 2021

Giacomo Balla: un futurista “prestato” alla filatelia

 

Giacomo Balla (1871, 1958) è stato pittore, scultore scenografo ed esponente di spicco del Futurismo; ha firmato insieme a Marinetti ed altri futuristi i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento.

Balla ha disegnato (insieme a Duilio Cambellotti) la serie del 1923 dell’Avvento del fascismo al potere (o 1° Anniversario della marcia su Roma)

La serie fu autorizzata con Regio Decreto n. 2451 del 21 ottobre 1923; emessa il 24 a Torino e poi nel resto d’Italia e fu valida fino al 30 giugno 1924.

La tiratura, in fogli da 50, era di 1.000.000 di serie per l’Italia; poi ne furono soprastampate per le Colonie 30.000 per la Cirenaica e la Tripolitania; 20.000 per Eritrea e Somalia.

Duilio Cambellotti, dovendo rappresentare un simbolo di rinnovamento morale, scelse come soggetto per i valori da 10, 30 e 50 cent tre fasci littori disegnati secondo le ultime scoperte archeologiche con sullo sfondo “..un intreccio gentile di ramoscelli fioriti simboleggianti la primavera…



Giacomo Balla al quale fu dato l’incarico di disegnare gli altri, per i valori da 1 e 2 Lire adottò come soggetto “ ..una superba aquila ad ali spiegate, contornata da un serto (ghirlanda di elementi intrecciati ndr) di quercia, poggiasi su in fascio littorio…”



E per quello da 5 lire “..la raggiante stella d’Italia contornata da tre aeroplani; ai lati sinistro e destro dei fasci littori. Nella parte centrale numerosi fumaioli nereggianti di fabbriche delineano il profilo di una città industriale…”: quale simbolo di rinnovamento materiale.



Furono stampati dalla Officina Carte e Valori di Torino: i prime tre senza filigrana ed in calcografia; gli altri con filigrana corona con il metodo tipografico.


La particolarità di questa serie risiede nel fatto che, oltre ad essere disegnata da due famosi artisti, uno dei quali tra i fondatori del Movimento Futurista in Italia), i tre alti valori della serie sono privi della indicazione “Poste Italiane” in luogo della quale è riportato solo “Italia”; inoltre, i francobolli da una e due Lire recano il facciale in sole lettere anziché in cifre arabe contravvenendo di fatto al Regolamento di esecuzione della Convenzione Postale Universale di Madrid del 30 Novembre 1920 e reso esecutivo con Legge n. 1878 del 30 dicembre 1921.

Tale regolamento al Paragrafo IV (francobolli ed impronte d’affrancatura), nel 2° capoverso dell’articolo 2 spiega che: “…l’indicazione del numero di unità o frazioni dell’unità monetaria utilizzata per esprimere il valore (del francobollo ndr) deve essere in numeri arabi…”

Ne consegue che, a causa dell’inosservanza di tale accordo, i due francobolli della serie non potrebbero essere ammessi ad affrancare le corrispondenze dirette all’estero, e sono appunto quelli che, rispetto alle attuali tariffe, sarebbero più usati nelle relazioni internazionali in quel periodo, infatti la tariffa da una Lira era utilizzata per le lettere dirette all’estero oppure come sovratassa per il servizio raccomandato mentre per il servizio Espresso per l’Estero la sovratassa era di due Lire.

Per chi desidera approfondire:

http://it.wikipedia.org/wiki/Futurismo

http://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Balla

http://it.wikipedia.org/wiki/Duilio_Cambellotti

domenica 22 novembre 2020

1921 I francobolli della serie "Vittoria" e la loro filigrana

Il 1° novembre 1921 venne emessa una serie di 4 valori per commemorare il terzo anniversario della Vittoria; come soggetto si scelse la statua della Vittoria Alata rinvenuta nell’agosto del 1826 a Brescia e conservata nel museo cittadino.



Augusto Repettati, a cui fu affidato sia il disegno sia l’incisione, nel bozzetto aggiunse lo scudo (andato perduto) sul quale la statua è in atto di scrivere “VITTORIO VENETO”; dicitura che ricompare sotto con l’aggiunta della data: 24 ottobre 1918.



La tiratura fu di 610.000 serie con valori facciali di 5, 10, 15 e 25 cent; stampati in quattro colori differenti ed in fogli da 50 (5 righe per 10 pezzi); ebbero corso di validità fino al 31 dicembre 1922 ma ne fu tollerato l’uso anche nell’anno successivo. Ne furono approntate anche alcune serie per le Colonie (Eritrea, Libia e Somalia Italiana) previa soprastampa del nome del territorio interessato; inoltre parte della tiratura, 90.000 serie, fu soprastampata con il nuovo valore da una lira e riemessa nel 1924



 

Il foglio di stampa filigranato da UNDICI file di DIECI corone verticali ciascuna: guardando il foglio da destra verso sinistra si nota che dieci di queste file distano tra loro un cm circa mentre l’undicesima dista tre cm e mezzo: in questo spazio, in alto ed in basso, c’è sempre in filigrana una piccola croce (l’immagine è una vista in trasparenza dal lato superiore)
Nel foglio così composto possono trovare spazio 70  francobolli (colonne A – M, righe N – T)



A seconda di dove cade la stampa dei francobolli possiamo avere tre differenti tipi di filigrane: normale, senza filigrana ed a piccola croce.
Vediamo nel dettaglio in quali casi e per quali posizioni si verificano queste tre possibilità:
Primo caso: la stampa cade sul tratto di foglio delimitati dalle colonne B-M e dalle righe N-R



Tutti i 50 francobolli hanno filigrana normale ovvero costituita dalla somme di tre frammenti a formare una corona e mezza (caso che si verifica anche quando la stampa cade nell’area BM - OS e BM – PT).
Secondo caso: la stampa cade nell’area delimitata dalle colonne A-L e dalle righe O-S




45 francobolli hanno filigrana normale (vedi caso 1) 5 sono senza filigrana (Colonna A pos. B, c, d, e, f).
Terzo caso: la stampa cade nell’area delimitata dalle colonne A-L e dalle righe N-R



45 francobolli hanno filigrana normale, 4 sono senza filigrana ed uno solo ha la filigrana a croce (caso che si verifica anche se l’area di stampa è A-L e P-T).
Particolari spostamenti dell’area di stampa fanno sì che la croce cada a cavallo di due francobolli creando così varietà di filigrana a croce parziale.
Nell’edizione 2012 del Catalogo Sassone Specializzato gli esemplari senza filigrana sono quotati 3-4 volte più della serie “normale”, quelli con filigrana “piccola croce” 10-15 volte in più.
Una curiosità: il Regio Decreto per l’emissione della serie “Vittoria” fu il n.ro 908 del 4 maggio 1922 (sei mesi dopo l’emissione!)

Da un articolo del Cav. C Marri di Cortona pubblicato sul Corriere Filatelico nr. 4 – Aprile 1923

Per chi vuole approfondire informazioni sul ritrovamento della statua: dal sito dei Musei di Brescia; da Wikipedia e da due passi nel mistero.

Le immagini dei francobolli sono tratte da ibolli.it


http://www.bresciamusei.com/nsantagiulia.asp?nm=10&t=Vittoria+Alata

http://www.duepassinelmistero.com/Curioso%20ritrovamento%20Vittoria%20Alata.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Vittoria_alata_di_Brescia







martedì 4 agosto 2020

Il ritocco nella serie “PROPAGANDA FIDE” del 1923


In ritardo di quasi un mese, il R.D. n. 2574 del 9 luglio 1923 decide l’emissione della serie commemorativa detta di “Propaganda Fide” (la serie in realtà fu emessa l’11 giugno dello stesso anno).
Con l’emissione lo Stato aderisce alla richiesta del Patronato Romano Italica Gens sulla emissione (a proprie spese ed a vantaggio delle Missioni Italiane all’estero) di francobolli commemorativi del 3° Centenario dell’Istituzione di Propaganda Fide.
Ne viene stabilita una tiratura di 200.000 serie e che le stesse siano poste in vendita “in determinati Uffici della città di Roma” fino al 30 giugno data in cui la serie termina il periodo validità (19 soli giorni!).
Dal primo luglio “…cessa l’uso ed il cambio dei francobolli medesimi i quali potranno essere soltanto venduti per collezione..”
Un decreto successivo (n. 1741 del 15 luglio 1923) regolava l’emissione di 100.000 serie per le quattro Colonie Italiane (25.000 serie ciascuna), le serie dovevano recare impresso “..il sovraccarico (soprastampa ndr) Cirenaica, Eritrea, Somalia Italiana (con ulteriore soprastampa di valori in Besa) e Tripolitania.
Entrambi i decreti impongono poi che a tiratura compiuta il materiale usato per la stampa venga distrutto in presenza di rappresentanti del patronato Italia Gens e dei Ministeri delle Poste e delle Finanze.
La serie, composta da quattro valori è realizzata su disegno di G.B. Conti, Incisa da Alfredo Blasi e stampata dalla tipografia Petiti di Roma.
I francobolli dal facciale di 20, 30, 50 ed 1 lira; sono formate da una vignetta centrale identica raffigurante il Redentore che predica agli Apostoli mentre le quattro cornici hanno una parte comune (il motto ai lati sinistro e destro; l’immagine di Papa Barberini e lo Stemma d’Italia nei medaglioni sul lato sinistro, lo stemma dell’ordine in basso a destra) ed una parte variabile: la figura nell’angolo in alto a destra che rappresenta rispettivamente Santa Teresa, San Domenico, San Francesco d’Assisi e San Francesco Saverio






In tutti i fogli di questa serie, nei valori da 20 e 30 cent., alla posizione 17 il fondo a destra dell’aureola che circonda in capo di Gesù è formato da cinque linee; in tutte le altre posizioni del foglio (ed in tutte le posizioni del foglio dei valori da 50 c ed 1 Lira) è formato da otto linee.


Ciò è dovuto ad una imperfezione avvenuta nella fase di riduplicazione dello stereotipo (una piastra di metallo su cui viene impressa un'immagine o un elemento tipografico originale, in modo da permetterne la duplicazione su carta stampata).
Per correggere l’imperfezione si è ricorso ad un “ritocco” che ha generato lo sfondo differente rispetto alle altro posizioni.
Guardando bene l’immagine si evince si doveva trattare di un difetto piuttosto esteso perché si notano irregolarità anche nella disposizione dei capelli della figura a destra del Redentore
I cataloghi moderni riportano ancora questa varietà; sul Sassone 2012 i valori che presentano il ritocco valgono 4 volte i prezzo base se nuovi/linguellati; 1,5 volte se usati

Per rimanere in tema di errori (anche se in questo caso si tratta di una svista “matematica”) ricordiamo che il francobollo da 15 c. raffigurante l’effige di Vittorio Emanuele II (detto “Leoni” dal nome del disegnatore) emesso nel 1919 contiene nei soli fogli con numero di tavola 11347 un errore nella dicitura sui bordi; si legge infatti: “IL QUARTO DI FOGLIO DI 100 FRANCOBOLLI VALE LIRE 20”. Per ovviare all’inconveniente fu cancellato il 20 con tre linee orizzontali in soprastampa, a destra delle quali venne impressa in grigio la cifra 15.
La correzione venne effettuata a mano mediante l’uso di un bollo in gomma





Per chi vuole approfondire può trovare notizie sulla Congregazione di Propaganda Fide (oggi Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli) segnalo due link dal sito del Vaticano e da Wikipedia




venerdì 3 maggio 2019

Storie di Storia Postale – dalla Camera dei deputati (curiosità sul lato b)



Una cartolina, che non considero tra le migliori: degli anni ’40, a colori, è raffigurata una scena campestre con due bambini vestiti da contadinelli; lei ha del fieno sotto il braccio e lui beve, il disegnatore è Galbiati.

Da filatelico sono più interessato al “lato B”, la giriamo a prima vista anche qui non è che ci sia granchè: data, firma, un francobollo comune, un annullo

A voler (e saper) guardare, però, si trovano un sacco di informazioni, cerchiamole!
ANNULLO: 3 Luglio 1947 ore 21

Un po di storia: il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele III abdica; Umberto già Luogotenente del Regno diventa Re con il titolo di Umberto II e lo mantiene fino al 2 giugno 1946 quando, visti i risultati del Referendum, l’Italia assume l’ordinamento Repubblicano.
Il 28 giugno Enrico De Nicola diventa Capo provvisorio dello Stato fino all’ 11 maggio 1948 quando Luigi Einaudi viene eletto presidente della Repubblica.
Il 3 Luglio 1947 (data del nostro annullo) siamo nel periodo dell’Assemblea Costituente, il presidente della Camera è Umberto Terracini, iscritto nelle liste del Partito Comunista
L’annullo è della Camera dei Deputati e il datario riporta anche l’ora nella quale è stato impresso: le 21

Non credo che nel 1947 esistessero bollatrici automatiche, probabilmente alle 9 di sera di giovedì 3 luglio l’impiegato era al suo posto di lavoro e bollava la corrispondenza!.
IL TESTO
A prima vista quasi nulla: destinatario di Cantù (Como), poi altre informazioni: data, firma ed affrancatura solo in apparenza slegate tra loro: dobbiamo infatti sapere che fino al luglio 1951 erano previste, per le sole cartoline illustrate, due tipologie tariffarie: una più economica che permetteva di scrivere solo data e firma; l’altra, che costava quasi il doppio, consentiva l’utilizzo di un massimo di 5 parole per convenevoli e saluti. Con le la revisione delle tariffe postali in vigore dal 1 agosto 1951 la doppia tariffa per le cartoline venne soppressa
Nel 1947 (l’anno della cartolina) i costi ammontavano a lire tre per invii solo data e firma e lire cinque per invii con max 5 parole.
Il mittente usa quindi la tariffa ”solo data e firma” e cerca di farci stare più informazioni possibili: firmano tutti, come a dire: a Roma ci siamo io Carlo, mia moglie
Angela e mia figlia Luisa, con noi c’è Arturo un amico (?), poi, sotto la firma di Luisa, tra parentesi “presto in Borghi”: altro messaggio, mia figlia, a breve, convolerà a nozze .…
IL FRANCOBOLLO
E’ stato emesso il primo ottobre 1945 ed è rimasto in corso di validità fino al 31 dicembre 1952 Appartiene alla serie detta DEMOCRATICA (maggiori dettagli dal sito ibolli) emessa tra il 1945 ed il 1948. La nascita della Repubblica italiana viene fatta coincidere il referendum del 2 giugno 1946; in filatelia, comunque, l’inizio del periodo Repubblicano viene fatto coincidere con l’emissione della serie democratica.
Abbiamo cercato, e trovato, informazioni di stretto interesse filatelico (tariffari, annulli, emissioni); informazioni storiche e curiosità (Assemblea Costituente, orari di apertura degli sportelli postali) potremmo averne abbastanza ma non è stata analizzata la cosa più importante:
IL MITTENTE
Per ovvie ragioni di riservatezza è stato cancellato il cognome (la cartolina è relativamente recente) ma da una ricerca fatta sul sito della Camera dei Deputati (camera.it) è emerso che Carlo è un deputato Democristiano della Circoscrizione di Como eletto alla Camera nelle prime tre legislature dal 1948 al 1963; nella sua carriera parlamentare ha ricoperto la carica di Vicepresidente della XIII Commissione lavoro – assistenza e previdenza sociale – cooperazione dal settembre 1960 al giugno 1961 ed è stato primo firmatario di quattro progetti di legge.
Si trovava a Roma e frequentava la Camera già nel luglio del ’47 (prima di essere eletto deputato) ma il suo nome non compare tra i membri dell’Assemblea Costituente; possiamo immaginare che si trattasse di un funzionario a Roma per conto del partito
http://it.wikipedia.org/wiki/Assemblea_Costituente_della_Repubblica_Italiana
http://www.ibolli.it/php/ems-italia-247.php

venerdì 12 aprile 2019

1912 – 2012 Cento Anni dalla ricostruzione del Campanile di San Marco


Venezia, luglio 1902: sulla parete nord del Campanile di San Marco viene segnalata la presenza di una crepa, nei giorni seguenti aumenta di dimensioni fino a che, la mattina di lunedì 14, il campanile crolla: una tragedia per la città, fortunatamente non si contano vittime.



La ricostruzione viene deliberata la sera stessa, previo stanziamento di 500.000 lire, dal Consiglio Comunale in seduta straordinaria presieduta dal Sindaco Grimani.
Otto mesi dopo, il 25 aprile del 1903, durante la cerimonia della posa della prima pietra lo stesso Sindaco pronuncia la frase, diventata poi il motto della ricostruzione: “dov’era e com’era”
Il nuovo Campanile fu inaugurato nove anni dopo; il 25 aprile del 1912 (giorno dedicato a S. Marco, patrono della città) ed il Governo Italiano con Regio Decreto del 4 aprile stabilisce che per l’occasione sia emessa una serie commemorativa composta da due valori da 5 cent (blu-nero) e da 15 c. (bruno-cupo) raffiguranti il panorama delle cupole del Duomo e di altre chiese di Venezia con al centro il campanile che le sovrasta, la dicitura VENEZIA 1902 – 1912 ed il motto “dov’era e com’era”



viene anche disposto che i francobolli siano messi in vendita negli uffici postali e nelle rivendite autorizzate della provincia di Venezia, abbiano corso di validità fino al 31 dicembre dello stesso anno e nel solo territorio Italiano (Colonie comprese).
Il disegno viene affidato ad Augusto Sezanne e l’incisione al Cav. A. Repettati il quale preferisce incidere separatamente i due punzoni anche se la soluzione più economica (e pratica) sarebbe stata generare da un unico punzone due matrici di stampa sostituendo il solo tassello del valore.
Furono stampati dalla Officina Carte e Valori di Torino in fogli da 100 esemplari (10 es. su 10 righe); la tiratura fu di 1.500.000 esemplari per il 5 cent, 500.000 esemplaro per il 10 c.

La rivista “Il Corriere Filatelico” del febbraio 1922 pubblica un articolo a firma Alberto Diena dal titolo:



In esso è riportata una attenta analisi della serie e vengono evidenziate differenze tra i due valori dovute, appunto, alla scelta dell’incisore di utilizzare due punzoni differenti.
Innanzitutto le dimensioni: il valore da 15 cent. è più alto mezzo millimetro, poi si notano due differenze di incisione; la prima è nel cielo: nel 5 cent è formato da sottili linee orizzontali mentre nel 15 cent. da linee orizzontali e verticali



La seconda: nel solo valore da 15 cent, nella parte sinistra del campanile vi è una finestra (evidenziata nel cerchio bianco)



Per il solo valore da 5 centesimi, inoltre a causa di difetti di riproduzione della incisione originale sulla lastra di stampa, gli ultimi 9 es del foglio (ultima fila pos. 92 – 100) presentano una doppia stampa sempre più evidente man mano che si passa dalla pos. 92 alla pos. 99.
La pos. 100 è quella con la varietà più marcata; la doppia stampa risulta spostatata ci circa mezzo millimetro.
Oggi i cataloghi indicano solo la varietà “doppia stampa” del 5 c. e, solo alcuni riportano una nota che ricorda l’uso di due punzoni differenti; notizie sulle differenze tra i disegni dei due valori sono andate perse.


martedì 4 ottobre 2016

Dall' SMS alla lettera

Viviamo nell’era di internet, i telefoni cellulari più moderni (definirli telefoni è riduttivo…) ci tengono costantemente on-line ed aggiornati in tempo reale su qualsiasi cosa succeda in qualunque parte nel mondo.
Dalla Russia ho mandato un SMS a parenti in vacanza a Miami; in maniera molto stringata: “Tutto OK? Buon ferragosto!”, risposta: “Grazie, stiamo facendo colazione poi spiaggia!”, da me era pomeriggio inoltrato, loro si erano appena alzati; ci separavano 10 ore e qualche decina di migliaia di km; tra i due SMS saranno passati due minuti (praticamente, eliminando il tempo di leggere il mio messaggio e scrivere la risposta: pochi secondi!)
Ci siamo affidati per decenni al telefono fisso, alle cabine a gettoni e poi a scheda ed abbiamo vissuto situazioni, abitudini, sentito e detto frasi che oggi sembrano appartenere al giurassico: “chiamami alle 19.00 che mi trovi a casa”…. oppure rincasando ”ha telefonato qualcuno per me?” Poi nell’arco di pochi anni lo sviluppo tecnologico ci ha messo in tasca uno strumento di comunicazione (che non fa solo le telefonate) che rivoluziona totalmente il modo di comunicare, siamo raggiungibili sempre ed ovunque, possiamo far avere notizie a qualsiasi ora del giorno e della notte a chiunque.
Tra il 1918 ed il 1940 (per almeno più di vent’anni!) le cose non solo non erano, ovviamente, così ma non sono neppure cambiate, per avere notizie dei propri cari ci si affidava ai servizi postali, i tempi d’attesa per avere una risposta erano dell’ordine dei giorni se non di settimane, incredibile se paragonato ai nostri giorni
Dal convalescenziario di Celana (BG), luglio 1919 l’Alpino Virgilio scrive a Bologna all’egregio cavaliere per avere notizie della sua famiglia, la lettura (vedi immagine) fa trasparire un estrema semplicità ed uno stato di miseria commovente


chissà con quale angoscia Virgilio (ricoverato) ha aspettato la risposta da Bologna e chissà, una volta arrivata, la trepidazione provata nel leggere le notizie (speriamo buone!) sulla sua famiglia!


Un salto di oltre vent’anni a Modena c’è qualcuno preoccupato di un caro amico (camerata!) di Legnano che non da notizie né di sé né della sua figliolanza: non partecipa alle gite e nemmeno ai ranci (?)


Anche qui giorni, forse una settimana per avere notizie (speriamo almeno buone…)
Una curiosità dalla cartolina di Modena; il mittente data la sua il 14 novembre 1940 – XIX: i numeri Romani rappresentano l’anno dell’era fascista (Nel nostro caso il 19°)
Gli anni dell’era fascista (E.F:) si iniziano a contare dal 29 ottobre 1922, il giorno successivo a marcia su Roma, cosi’ il primo anno dell E.F va dal 29.10.1922 al 28.10.1923, poi il secondo e così via. Dal 29 ottobre 1927, con l’inizio del sesto anno dell’era fascista, divenne obbligatoria la doppia datazione (cristiana e fascista). La fine del regime, avvenuta il 15 settembre 1943 segna anche la fine dell’obbligo della doppia data anche se la pratica rimase in corso nella Repubblica Sociale Italiana .

... Trovi le mie eccedenze in asta su Ebay cliccando QUI

... Mi trovi anche sul forum Ilmondodeifrancobolli 


sabato 26 marzo 2016

I figli so' piezz 'e core

Nel 1977 le sale cinematografiche proiettavano un film diretto da Mario Monicelli: Un borghese Piccolo Piccolo dove Giovanni (interpretato da un grande Alberto Sordi) è un impiegato pubblico ormai vicino alla pensione che si espone, si umilia, si iscrive ad una loggia massonica, intreccia amicizie, contatti, favoritismi col solo fine di far assumere il figlio nello stesso ufficio (statale) dove per anni ha lavorato il padre.
da movieplayer.it

Giovanni è lo specchio dell’Italia degli anni ’70, cerca la sistemazione per il figlio passando per la più classica delle strade: la raccomandazione: il sogno del posto fisso era già vivo nel ’77, lo è ancora oggi (anche se più che un sogno sembra diventato un miraggio) e lo era anche 60 anni prima, nel 1917 quando il sig. Teodoro di Lanciano (Chieti) scrive ad un conoscente presumo importante:
All’onorevole sig. CommenTatore avvocato Camillo ….. CHIETI

(nessuna altra indicazione nell’indirizzo: non una via o un recapito presso chiccessia): nel 1917 a Chieti l’avvocato doveva essere una persona molto nota: bastava il solo nome e cognome quale indirizzo per aver certezza del recapito.
Il Signor Teodoro, come Giovanni nella prima parte del film (la seconda assume risvolti purtroppo tragici…), ma con i mezzi che ha a disposizione nel 1917 e con una Guerra Mondiale in corso, si prodiga per convertire in definitiva l’occupazione temporanea del figlio Renato attualmente “aspirante fattorino telegrafico”,.
Per chi non ha visto il film, Giovanni è una di quelle persone che ha dedicato la vita alla famiglia senza mai concedersi nulla per sé, con il suo lavoro si è comperato un appartamento vive per la moglie, casalinga, e per il figlio per il quale è disposto a qualsiasi compromesso pur di fare il suo bene.
Così sembra essere Teodoro che scrive ben due volte (perché la sua di un mese prima non ha avuto risposta) all’Avvocato chiedendo lumi sulla raccomandazione




Esimio Sig. Commentatore
Da circa un mese che ebbi l’onore di scrivergli una mia lettera in calce di essa cera una raccomandazione di Mazzella onde la S.V.I. si volesse degnare di raccomandare presso cotesta Direzione delle Poste e Telegrafi mio figlio Renato aspirante fattorino telegrafico affinchè venisse nominato Fattorino Effettivo. Ma fino ad oggi non ò avuto nessuna risposta ora vengo a far memoria alla S.V.I. affinchè prenda in considerazione la mia lettera. Sicuro del favore la ringrazio anticipatamente. Ossequi, Teodoro
Chiaramente Teodoro e l’Avvocato, pur conoscendosi, non potrebbero appartenere allo stesso ceto, Teodoro scrive in un italiano approssimativo, chissà quale sforzo per scrivere e rben due volte all’avvocato.
Dalla lettura di questa lettera non riusciamo a capire come siano andate a finire le cose e allora, come succede in molti casi, ci affidiamo alla fantasia e immaginiamo che tutto sia andato per il meglio e che Renato, al suo primo giorno di lavoro come fattorino effettivo, si sia messo il vestito buono (mio nonno lo chiamava proprio così) e sia andato alle Poste accompagnato dal suo orgoglioso papà.

Qualche nota filatelica: per la corrispondenza è usato una cartolina postale con effige di Vittorio Emanuele III. L’impronta, detta “Tipo Leoni” e prende il nome dall’incisore. In alto è riportata la scritta Cartolina Postale Italiana, ripetuta in francese (la lingua ufficiale dell’Unione Postale Universale); è stata stampata dal 1908 al 1917. E’ possibile risalire a quale emissione appartengono perché nell’angolo in alto a sinistra (lato indirizzo) viene riportato il millesimo (ovvero le ultime due cifre dell’anno): nel nostro caso si legge 17; si tratta quindi della tiratura del 1917.
Una curiosità: Il Sig. Teodoro data la corrispondeza 30 novembre 1917 mentre il bollo postale porta la data del 19; si sarà sbagliato Teodoro o gli impiegati postali non hanno aggiornato il datario?


Per approfondire